4 – Tribunale dei Minori e Servizi Sociali: un vero disastro
A parte i casi di nomi celebri come Tiberio Timperi, Gerry Scotti, Marco Castoldi (in arte Morgan), Matteo Sereni (portiere del Brescia),·i casi in cui padri separati subiscono la errata interpretazione di una legge che ben si presta a tale scopo, sono migliaia, ed alcuni di questi finiti anche in modo tragico.
Nell’ultimo decennio il bilancio è a dir poco allarmante. I delitti legati a cause di separazione e a contese per i figli minori ammontano a quasi 700, con il raccapricciante record di 158 minori uccisi, oltre a 976 casi di omicidi e suicidi. La violenza disperata di un genitore separato che sfocia in atti inconsulti, in raptus di vera e propria follia.
E solo per confermare la triste situazione, nel 93% dei casi, chi si toglie la vita è il padre. Uomini ridotti alla disperazione, costretti a vivere in condizioni di emarginazione, a causa di un vizio di forma per cui un tribunale decide la arbitraria e immotivata esclusione dalla vita dei propri figli. E dove i servizi sociali non intervengono per assoluta incomprensione del caso, o per manifesta incapacità.
A nulla è servita la manifestazione di Roma del 2006, quando i padri separati si riunirono in una “protesta in mutande“, per finire ad un padre che si incatena al portone del tribunale, fino a quello che minaccia di darsi fuoco in diretta televisiva. Intanto, nelle mense della Caritas, nei dormitori pubblici, nei ricoveri di fortuna, aumenta il numero dei padri separati, ridotti in condizioni di povertà. Un dramma sempre più diffuso.
Dalla Liguria, la regione italiana che detiene il primato delle separazioni e divorzi, era nata una proposta di legge regionale a favore dei padri separati, a firma del Consigliere Alessio Saso (area AN) che ha trovato condivisione e comprensione anche dalle opposte parti politiche. Un contributo che, come afferma anche Claudio Gustavano (già capogruppo dell’Ulivo), aveva tutti i numeri per poter essere inserito in un più ampio contesto, per poi magari giungere all’esame del governo. Ma nulla di definitivo è ancora stato fatto. La proposta teneva conto del fatto che una separazione ha attualmente dei costi decisamente insostenibili per un cittadino medio, e di conseguenza un padre può trovarsi nella impossibilità materiale di non poter offrire una vita di relazione ai propri figli. Era così stata introdotta la proposta che contava su una serie di aiuti per consentire al genitore separato di continuare a ricoprire la basilare figura di padre, con un sostegno di carattere economico, legale e psicologico, a partire da un alloggio decoroso a quei padri che, trovandosi materialmente a non avere una casa dove vivere e dove ospitare i propri figli, sovente sono costretti a dormire in automobile, e consumare i pasti in una mensa sociale. A parte il “lusso“ di alcuni che, avendo ancora i genitori in vita, hanno la fortuna di essere ospitati, dovendo comunque rinunciare a ricostruirsi una vita propria. Da non trascurare l’aspetto delle spese legali. Il tutto è da ricondurre ad una parola: dignità.
Nel nostro Paese si è affermata l’abitudine giudiziaria che privilegia le madri quali punto di riferimento educativo, che stabilisce l’assegnazione dei figli e della casa alla madre, mentre ai padri viene assegnato un ruolo di sostegno economico, quantificato di solito in un terzo dello stipendio. In oltre il 90% dei casi il padre è tenuto a versare un assegno di mantenimento per i figli pari, in media, a 400 euro mensili, e nel 71% dei casi la casa va alla ex moglie. Se si considera che oltre la metà dei separati con figli minori appartengono alla categoria degli insegnanti, impiegati, e operai, che il 54% di essi ha al massimo la licenza elementare, è evidente che non solo le donne, ma anche gli uomini che si trovano in questa condizione sono a rischio povertà.
E non tutti poi hanno la fortuna di avere figli in grado di comprendere sia le sottili sfumature della consueta “guerra dei nervi“ di cui sono principale strumento, loro malgrado, nonché i manifesti soprusi a cui sono sottoposti, come il caso di R.I. padre separato con una figlia, che hanno scritto alla Redazione di “Edizioni Oggi“ raccontando la loro esperienza: “…Finalmente si è rotta l’omertà sui padri e figli separati, e sono certo che se ne parlerà ancora a lungo, almeno fino a quando questo problema non sarà risolto. Ho,. come tanti padri separati, un falso affido condiviso, un solo giorno infrasettimanale – il mercoledi – 6 notti si 30, e potete ben immaginare che quando non ho il mezzo week-end (dal sabato mattina alla domenica sera…non sarà mica troppo???) non ho la possibilità di vedere la mia bambina per quasi una settimana, fino al martedi successivo, quando posso vederla e salutarla per un’oretta, dato che pratica uno sport in un impianto aperto al pubblico. Nonostante questa penuria, la mia ex moglie cerca continuamente di ridurre i tempi della mia frequentazione, con la chiara intenzione di eliminarmi dalla vita di mia figlia, con estrema sofferenza soprattutto della bambina, dato che le modalità, oltre che giudiziarie, sono anche materiali e psicologiche. Mia figlia, fin da quando aveva pochi anni, si è sentita dire quando vai da papà pensa sempre alla mamma“ oppure “ricordati che anche qui hai un nuovo papà“ (riferita al nuovo compagno della mia ex moglie) quando non schiaffi e minacce se la bambina chiedeva spontaneamente di trascorrere più tempo con il sottoscritto.
Fortunatamente ho sempre insegnato a mia figlia a parlare con me, a confidarsi e a superare insieme le brutte esperienze che sta e stiamo attraversando. Ultimamente, ad esempio, la mia ex moglie ha spinto il compagno (per altro totalmente sottomesso e con il quale ha una figlia di 3 anni) a fare forti pressioni e minacce, anche con schiaffi… Parlo dell’occasione in cui posso vedere mia figlia quando fa sport… io vado in quell’oretta a vederla, le porto una bottiglietta d’acqua nel minuto di pausa, ci salutiamo, ci abbracciamo affettuosamente. Orbene, mia figlia mi ha raccontato di essere stata sgridata dal compagno della mia ex moglie in presenza della sorella… E spinta a non venire a salutare suo padre, che vede solo una volta alla settimana.
Mia figlia oggi ha 9 anni, con me parla, e abbiamo imparato ad affrontare insieme queste difficoltà nel poco tempo che possiamo trascorrere insieme. E le risolviamo, o almeno cerchiamo di farlo, e di farci forza l’un l’altra. Le sgridate e le intimazioni sono solo la manifestazione meschina dell’impotenza di chi le mette in atto, e lei sa bene che la malvagità non ha scampo nei confronti dell’affetto, dell’amore fra un papà e una figlia, un amore onesto, sincero e reciproco, che non può fare altro che vincere. Sempre. Un incoraggiamento a tutti i figli e i genitori che vivono la nostra situazione“.
Nella dramma di un trauma, la storia di R.I. ha comunque un aspetto positivo, ma non tutti possono dire di avere la stessa fortuna.
(fine quarta parte)