Cassazione N.42478/2010 – Abusi sugli studenti minorenni, insegnante condannata

Secondo la Cassazione (sentenza 42478/10) è stato un «degradante spettacolo» di «atti sessuali volontariamente commessi dall’imputata sui minori». Così si motiva la conferma della condanna, inflitta nel 2009 dalla Corte d’Appello di Milano, nei confronti della professoressa sorpresa da una collega, nel novembre 2006 in un’aula di una scuola media mentre compiva atti sessuali con dei ragazzi minorenni, suoi alunni.

L’insegnante, 37 anni, supplente di matematica, è finita in carcere in esecuzione della conferma della condanna, a 2 anni e 4 mesi di reclusione. «Logiche e concordi», secondo la Cassazione, le ricostruzioni fornite dai ragazzi del giorno in cui sono stati sorpresi con i pantaloni abbassati appartati, in aula, con la professoressa. La donna aveva fatto ricorso sostenendo di essere stata costretta dai ragazzi e quindi di aver subito violenza sessuale. Invece «è stato dato credito alle dichiarazioni di accusa degli alunni concordi nel descrivere il loro approccio sessuale con la consenziente insegnante, che in precedenza li aveva intrattenuti con insistiti discorsi della stessa natura».

Durante l’ora di ginnastica a scuola, l’insegnante aveva chiesto alla collega di educazione fisica di portare in classe tre allievi per fare delle ripetizioni. Alla professoressa di educazione fisica era venuto un sospetto, ed è tornata in classe, trovando i cinque alunni imbarazzati in atteggiamenti sessuali con l’insegnante che non aveva dato spiegazioni. Ad essere vittime della situazione «non a caso» secondo la Cassazione erano «gli alunni più problematici e scadenti per disciplina e profitto, disinteressati alle problematiche scolastiche, che avevano colto, dagli spregiudicati discorsi della donna e dal suo fraternizzare con gli alunni, la sua vulnerabilità e che avevano caldeggiato presso la professoressa di educazione fisica, consenziente l’imputata presente alla richiesta, l’autorizzazione ad appartarsi, durante l’ultima ora di lezione nell’aula di sostegno con la scusa di fare ripetizioni di matematica».

Non una violenza subìta quindi ma una «compartecipazione attiva» comprovata anche dal «più assoluto silenzio» con il quale si sono svolti gli atti sessuali, senza «grida di aiuto o trambusto, inevitabili in caso di dissenso dell’insegnante, la quale rimase anche infastidita perchè la prof di educazione fisica aveva riferito l’accaduto al dirigente scolastico