Sul lastrico per la separazione scrive al Presidente Napolitano
Illustre Signor Presidente,
Mi chiamo Fabrizio ADORNATO, nato a Genova in data 23/10/1965 ivi residente, padre separato di G….. una splendida bambina di anni 11 di cui ho l’affidamento condiviso e con cui convivo per circa 15 giorni al mese.
Sono un Maresciallo Capo dell’Arma dei Carabinieri in servizio dal 1993, vice Comandante del Comando Stazione Carabinieri di Ronco Scrivia (GE), attualmente in aspettativa per ragioni sanitarie dovute alla rottura del legamento crociato esterno della gamba destra procuratomi in servizio durante una collutazione con un pregiudicato (rimasto illeso) poi arrestato.
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Le scrivo queste poche righe per metterla a conoscenza di una situazione che protratta nell’arco di nove (9) anni ha determinato gli accadimenti attuali.
La forma di protesta che a breve intraprenderò mi porterà a compiere un gesto che mai mi sarei aspettato di dover attuare.
L’unica speranza è che tale gesto possa scuotere le coscienze di tutti e come conseguenza porre fine alle ingiustizie che fino ad oggi mi hanno tormentato.
Lei che è il Nostro Presidente, il Mio Comandante ed il “Comandante” anche di chi ha commesso le nefandezze alla base della mia protesta spero e credo, data la sua sensibilità di uomo che nella vita ha dovuto affrontare ogni genere di situazione, non possa non fare a meno di rimanere perplesso oltre che indignato.
Sicuramente in tutti questi anni abbiamo assistito ad errori omissioni o dimenticanze ben più gravi di quelle che mi vedono attore passivo. Purtroppo però l’amore paterno e l’amore per l’uniforme da me indossata e con cui molti giovani hanno sacrificato la loro vita, non mi permettono di protrarre oltre il mio silenzio.
So che il mio gesto potrà forse essere frainteso, da alcuni strumentalizzato, cavalcato o non approvato da altri. Voglio però che lei sappia che lo ritengo necessario per cercare di ottenere giustizia non solo per me ma anche per molti altri, tutti vittime impotenti del sistema giudiziario.
Il mio essere costretto ad “umiliarmi” ponendomi di fronte a lei ed all’opinione pubblica in una veste ed in un atteggiamento non certamente consoni al mio status di uomo dello Stato e soprattutto onesto cittadino è l’ultimo tentativo civile da parte mia per provare a mettere la parola fine a quello che, senza paura di essere smentito, definirei un calvario.
I magistrati, nell’arco temporale sopra enunciato hanno, attraverso le loro decisioni sbagliate, creato una situazione che non mi permette più di continuare a condurre una vita normale con la mia bambina. I sacrifici sostenuti sino ad ora a nulla sono valsi per arrivare ad ottenere quanto comunque sarebbe dovuto ad ogni essere umano:
Giustizia.
Negli anni i magistrati, attraverso il loro operato (denunce sporte dalla mia ex moglie ed ex suocera nei miei confronti), le loro sentenze (riguardanti la mia separazione, l’affido di G…. e la restituzione di denaro mai avvenuta, prelevato indebitamente da parte della mia ex moglie), hanno dato prova di accanimento giudiziario e di perseguire, in alcuni casi, interessi personali commettendo omissioni e violando anche palesemente quella che è la comune percezione del buon senso. Negli ultimi tre mesi, vi sono stati episodi che mi hanno fatto capire inequivocabilmente quanto sia forte il disprezzo che una parte della Magistratura ha nei confronti dei padri separati e, forse, dei Carabinieri.
Questo disprezzo, spesso espresso alla luce del sole, mi ha portato a sporgere denuncia nei confronti di tre P.M. e di tre V.P.O. della Procura di Genova per omissione di atti d’ufficio ed interesse privato in atti d’ufficio.
La ristrettezza economica in cui queste persone mi hanno ridotto, mi costringerà a non poter più continuare a tenere in locazione l’immobile nel quale risiedo e dove risiede per 15 giorni al mese, mia figlia G……
Non mi permetterà quindi di poter continuare ad assolvere a quella che io ritengo sia la cosa più importante nella vita di un essere umano: crescere i propri figli, accudirli, interagire con loro. Trasmettere a loro quei valori che sono stati trasmessi a noi dai nostri genitori.
Per le decisioni dei magistrati vedevo già dal 2001 il mio stipendio decurtato di una cifra variabile dai 440 euro ai 600. Da febbraio c.a. la cifra è salita ad euro 820 mensili tra assegno di mantenimento e pignoramento. Con i rimanenti euro 750 dovrei pagare l’affitto dell’immobile, la rata della macchina, il vitto mio e della mia bambina, le bollette di luce, gas ed acqua. Tutto questo per permettere alla mia ex moglie, a cui oltretutto è stato dato in uso il nostro appartamento, libero da ogni ipoteca o mutuo, di vivere senza il bisogno di cercarsi una benché minima attività lavorativa ufficiale nonostante sia in perfetta salute fisica e quindi in grado di poter lavorare.
Il benessere di uno al prezzo della miseria dell’altro con l’avvallo compiaciuto dei magistrati.
Tutto ciò va avanti da ben nove anni.
Anni in cui sono riuscito con grossi sforzi personali, con l’aiuto di amici, familiari e di nostro Signore a risalire la china del baratro in cui la separazione mi aveva fatto sprofondare.
Io non voglio, avendo le prove tangibili di tutto ciò che è accaduto e che ho raccontato completamente e dettagliatamente nel mio blog (eremita65.blogspot.com), perdere mia figlia non avendo oltretutto commesso nessun reato ed avendo diritto di vivere la mia vita di padre con lei.
Sì, Signor Presidente,
il prossimo passo sarà la perdita della bambina in quanto non potrò più permettermi un posto dove vivere e di conseguenza dove poter accogliere G…. durante il 15 giorni mensili che passiamo insieme periodo di affidamento.
E tutto questo ingiustamente.
I miei superiori, che sin dall’inizio sono sempre stati da me regolarmente informati sull’evolversi della situazione, stentavano, poiché inverosimile, a credere a quanto da me riferito. Gli ultimi episodi hanno però fatto sì che questa titubanza venisse meno; anche loro, pur non condividendo la mia forma di protesta, si sono dovuti arrendere all’evidenza dei fatti.
Illustre Signor Presidente,
Sono intenzionato ad effettuare uno sciopero della fame sino all’estrema conseguenza ed a diventare, mio malgrado, il primo disertore dell’Arma dei Carabinieri se questa atroce situazione che sto vivendo non terminerà al più presto.
Io non voglio nuocere a nessuno e meno che mai alla mia persona ma al punto in cui siamo arrivati purtroppo non ho altra scelta.
Le chiedo, Signor Presidente,
di far verificare l’operato dei Magistrati e la sensatezza delle loro sentenze emesse dai giudici di Genova affinché non sia più solo io a dovermi occupare del mantenimento di mia figlia, ma che sia anche la madre finalmente a prendersi carico delle necessità della bambina.
Le chiedo soprattutto, Signor Presidente
di fare in modo di far cessare l’uso strumentale di mia figlia G….. da parte della mia ex moglie per i suoi interessi.
Le chiedo in poche parole di rendere giustizia. Se non per me, lo faccia per la mia bambina. Per il suo benessere, per la sua stabilità.
Signor Presidente,
la ringrazio per la Sua cortese attenzione e resto in attesa di una sua spero celere risposta.
Rispettosamente le porgo Distinti Saluti