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Intervista : Fabrizio Adornato

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Intervista : Fabrizio Adornato

Redazione
5 Novembre 2012
News

Una famiglia di tre persone: mamma, papà ed una figlia. Poi finisce l’amore, i due adulti convivono in casa da separati, poi si separano realmente… ed è un gioco al massacro: a rimetterci, in questo caso, è il papà. È lui la persona debole, quella che si trova a manifestare davanti al Quirinale, lo scorso anno, per parecchi mesi, chiedendo di essere ricevuto dal Presidente della Repubblica ed esporre le sue ragioni. Non è un caso tanto raro, di papà separati che vivono nell’indigenza ce ne sono molti, purtroppo. Ma è un caso raro il fatto che la persona in questione sia, nientemeno, che un Maresciallo Capo dell’Arma dei Carabinieri di Genova, 47 anni.·Sul suo blog: http://eremita65.blogspot.it/ un lungo scritto riassume tutte le sue vicissitudini dal 2001 fino agli inizi del 2010 quando, nel compimento del proprio dovere, un pregiudicato gli causa la rottura del legamento crociato esterno, con lesione di quello interno e rottura parziale del menisco della gamba destra. Da qui in poi le difficoltà diventano insormontabili, ci racconta: non c’è più la possibilità fisica di poter fare “il padre”, la moglie non collabora, deve ricorrere all’aiuto di terzi per poter vedere la figlia ogni venti giorni per un sabato e una domenica, e passa poi circa due mesi e mezzo a letto, senza poter assumere farmaci perché allergico. Si fa operare e passa altri cinque mesi in immobilità, ma non lavorando anche le finanze, già oltre i minimi termini, tracollano: da fine settembre a fine dicembre 2010 ha la luce staccata! Adornato, via telefono la sera di sabato 27 ottobre, racconta: “In quel periodo come facevo a dire a mia figlia: Papà non ti viene a prendere perché è senza soldi, perché tua madre glieli porta via tutti? Come faccio a portarti nel mio appartamento senza luce, senza riscaldamento, senza acqua calda? Tiravo fuori la scusa che non potevo, che non stavo bene, che dovevo lavorare, per giustificarmi. Ma chissà quali idee, a questo punto, la mia ex consorte ha fatto balenare nella mente della bambina”.

La prima parte dell’intervista telefonica è infelice per entrambi: gli chiedo quando sia stata l’ultima volta che ha visto sua figlia, mi risponde il 24 aprile di quest’anno, ma solo 6/8 volte negli ultimi due anni. Sì, finalmente l’ha potuta vedere. “Bene – incalzo -, che ricordo ne ha?”. “Eravamo entrambi molto tristi – mi dice -. Era il giorno prima che avrei fatto sopprimere India, il nostro cane! C’è stato un tempo in cui eravamo una famiglia felice, per quindici giorni al mese: io, mia figlia, e la sua cucciolona-bambina”. Silenzio, ma tocca a me: “So cosa vuol dire – non posso esimermi -, domenica scorsa anch’io ho detto addio alla mia gatta!”.

Vediamo il prosieguo dell’intervista.

Domanda: Quali sono le sue richieste oggi, davanti al Tribunale genovese?

Risposta: Se incontrassi i Magistrati, intende? La dico grossa: sarei già contento se il 50% di loro lavorasse coscienziosamente! Guardi che però, nel mio caso specifico, la Corte di Appello di Genova la legge 54 l’avrebbe anche applicata: l’affidamento condiviso, sia pur con molti anni di ritardo, mi portava ad avere qualcosa su cui poter contare per creare un futuro. Il problema è che, persistendo l’atteggiamento ostruzionistico della mia ex moglie e di sua madre, mia figlia è arrivata al punto di non volermi più vedere!

D.: Per quale motivo?

R.: Perché io non le ho mai raccontato nulla delle mie manifestazioni, come ad esempio davanti al Quirinale, ma lei ne è a conoscenza. Solo che la cosa sicuramente le è stata raccontata in maniera negativa, e lei oggi pensa che io sia un pagliaccio, un buffone, uno che vada in giro a fare caz…te. Ma ha tredici anni, capisce? Cosa può sapere dei soprusi che una persona (io, suo padre), subisce. Come può comprendere che in una società civile si debba arrivare anche a certe forme estreme per chiedere il rispetto dei propri diritti…
C’è stato un momento in cui lavoravo a Pavia. In quei quindici giorni in cui eravamo una famiglia unita la portavo a scuola, prendevo l’auto per Pavia, lavoravo, riprendevo l’auto e tornavo a prenderla a scuola per riportarla a casa. Per due anni e mezzo io, l’affido condiviso, l’ho vissuto con grande gioia. Lei aveva, come ha tuttora anche se chiaramente non la usa più, la sua cameretta, il suo letto, il suo computer, i suoi giochi… e ci divertivamo ad accudire insieme il nostro dobermann. Tutto questo, costruito con grandi sacrifici superando soprusi e cattiverie, è andato distrutto dal febbraio 2010.

D.: Sul lavoro, nell’Arma dei Carabinieri, continua ad avere il sostegno di chi la conosce?

R.: Distinguiamo bene cosa intendiamo con la parola ‘sostegno’: all’interno dell’Arma dei Carabinieri non hanno giustamente mai commentato le sentenze dei magistrati e non sono mai intervenuti ufficialmente prendendo una posizione. Però l’Arma non si è mai opposta alle mie richieste, al mio desiderio di esternare questi soprusi subiti, anche quando sono giunto a quella protesta eclatante a Roma. Ecco, loro non mi hanno mai fatto alcun tipo di ostruzionismo: un grande gesto nei miei confronti che ho molto apprezzato. Però occorre tenere presente che ho sempre dimostrato, ai miei superiori, che le denunce che facevo si basavano su delle prove! Il problema è la Magistratura, che troppo spesso fa finta di niente. Tra di loro non si colpiscono. Tutti quei Magistrati che io ho denunciato nel mio blog, tradotto anche in inglese? Nessuno di loro mi ha querelato. Se dovesse succedere, sarei chiamato a giudizio in un Tribunale, e finalmente potrei dimostrare la mia verità! Invece, piano piano, con il tempo, tutte le mie denunce vengono archiviate… In silenzio, sperando che io mi stanchi, che prima o poi qualcosa succeda.

D.: Lei ricordava poco fa d’aver manifestato davanti al Quirinale. Riassumiamo: otto mesi… e con un nulla di fatto?

R.: Se pensiamo al Presidente della Repubblica, sì, otto mesi e con un nulla di fatto. Solo la risposta ad una lettera che precedentemente Gli avevo inviato, prima di andare a Roma per tre giorni, giusto per sentirmi ribadire a voce, da quell’Ufficio che mi aveva risposto, che il Presidente è un organo superpartes, la Magistratura è un organo indipendente, però consci della problematica inviavano tutto quanto al Csm per le valutazioni del caso. Sono due anni che la sesta Commissione del Csm ha la pratica e non fa assolutamente niente.
Le faccio un esempio: se una persona normale denunciasse sette carabinieri di una caserma, l’Arma, indipendentemente da ogni fatto, avrebbe trasferito tutti quanti, avrebbe fatto le sue indagini e fugato ogni dubbio sulla correttezza o meno dei denunciati. Il Csm da due anni non fa nulla, ma le prove delle mie denunce non sono prove scritte da me, sono atti scritti e firmati dagli stessi magistrati da me denunciati.

D.: Ed ora… ancora davanti al Tribunale di Genova?

R.: Certamente: si ricomincia. Devo farlo per mia figlia.

Sergi Laura

Fonte:·http://www.ecodisavona.it/

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