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Reggio Emilia solo un Iceberg con ramificazioni in Liguria?

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Reggio Emilia solo un Iceberg con ramificazioni in Liguria?



Quello che sta succedendo a Reggio è la punta di un iceberg che da anni andiamo avanti a denunciare , con le connivenze tra associazioni, case famiglia e servizi sociali.

L'istinto ti porta ha dire "Manifestiamo!! Siamo incazzati!! Non è giusto!  Bastardi!!  Ma sappiamo benissimo che ci sono operatori coscienzioso che operano nella correttezza del loro delicato lavoro,  ma esistono anche settori dei  servizi sociali che invece di supportare le famiglie, i genitori, creano le situazioni di deportazione e sottrazione dei nostri figli, Questi sono quelli che dobbiamo fermare!!

Quale lo scopo se non la demolizione della famiglia, la cancellazione della figura paterna, la riduzione dell' uomo a schiavo produttore e riproduttore e la donna a consumatrice e fattrice, con uno stato assente nella tutela dei suoi figli e cittadini, ma bensì intento a difendere gli interessi delle categorie che pensano garantiscano il maggior numero di voti in nome del liberismo e del profitto.

Queste la lettera che abbiamo inviato oggi.

_._._._._._._._._._._._._._._._.

Vado Ligure 29 giugno 2019

Interrogazione Al Sindaco di Genova Agli Assessori di competenza Ai capigruppo Al procuratore capo del Tribunale di Genova

In questi giorno abbiamo letto con sgomento dell’inchiesta realizzata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia dott.ssa Valentina, che hanno portato a misure cautelari per 18 persone, tra cui il sindaco di Bibbiano, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Moncalieri, "Hansel e Gretel"

La professionalità della dott.ssa Emilia Valentina e il lavoro di indagine delle forze dell’ordine hanno permesso di far emergere, con prove che - leggendo quanto riportato dai giornali - appaiono schiaccianti, una realtà raccapricciante.

Leggiamo che “quello che veniva spacciato per un modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati, altro non era che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie. I destinatari delle misure cautelari sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso.”

E ancora, secondo la ricostruzione dei militari, “relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata "aggiunta" di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi "cattivi" delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi”.

Il movente - oltre che economico attraverso incarichi, sussidi e pagamenti di rette - sarebbe secondo l’accusa anche «ideologico», a vantaggio di «scelte terapeutiche favorenti psicologi privati ai danni del servizio pubblico».

La giustizia farà il suo corso, ma possiamo già dire che questa purtroppo, non è che la punta dell’iceberg.

La Onlus Hansel e Gretel operava da tempo, con campagne di informazione, siti facebook, reti professionali, organizzazione di convegni, corsi para universitari, per creare un vero e proprio sistema mirato a sistematizzare le denunce di abuso.

Le campagne informative venivano realizzate attraverso l’associazione Rompere il Silenzio, diretta dai fondatori di Hansel e Gretel.

Sul sito di Rompere il silenzio (http://www.rompereilsilenziolavocedeibambini.it) che contiene articoli, campagne informative e anche una serie di contatti e form per attirare nuovi utenti, si legge che l’associazione ha organizzato “campagne nazionali di sensibilizzazione sul tema dell’ascolto dei bambini dei bambini, dell’intelligenza emotiva, dell’educazione alla sessualità e all’affettività” in decine di città italiane, a cui hanno partecipato centinaia di operatori.

Per capire la realtà di questa associazione basta leggere da chi è composto il direttivo: il direttore è Claudio Foti, psicoterapeuta, psicodrammatista, fondatore e direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel, che si presenta così: “ha elaborato una metodologia formativa fondata sul rispetto di tutte le emozioni e delle emozioni di tutti, dirige Master con la Facoltà Pontifica Auxilium in diverse città italiane, supervisore di équipe psicosociali in contesti pubblici e privati, direttore di progetti di trattamento di sex offenders, autore di pubblicazioni, giudice onorario presso il TM di Torino dal 1980 al 1993, già componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”.

Claudio Foti, è “accusato di «modalità suggestive e suggerenti» nelle domande rivolte a D. per farle confessare presunte violenze sessuali subite dal padre.

L’obiettivo, per gli inquirenti, era sempre lo stesso: «Costruire un’avversione psicologica dei minori per la famiglia di origine». E gli indagati lo perseguivano attraverso una «percezione della realtà e della propria funzione totalmente pervertita e asservita al perseguimento di obiettivi ideologici non imparziali».”

Segue Nadia BOLOGNINI, psicoterapeuta, Direttore dell’area evolutiva Centro Studi Hansel e Gretel che così si presenta: “ha elaborato un modello di psicoterapia proposto dal Centro, basato sull’integrazione tra l’impegno dialogico ed empatico, la pratica della mindfulness ed il ricorso a tecniche quali lo psicodramma, l’EMDR, l’elaborazione della dissociazione strutturale, l’approccio sensomotorio e l’interazione con le figure degli operatori e degli adulti soccorrevoli attorno al bambino. Da circa un anno svolge attività di psicoterapeuta presso “La cura” di Bibbiano (RE).

E’ lei secondo quanto affermano gli inquirenti l’inventrice “della «magica macchinetta dei ricordi», una congegno «a impulsi elettromagnetici con cavi che la minore doveva tenere tra le mani», presentato come uno strumento utile e rievocare «le cose brutte» vissute in precedenza. Utile ad aprire «lo scatolone del passato e la cantina», senza fidarsi «delle persone che dicono di volerti bene».”

Seguono una decina di altri operatori, una rete composta da avvocati, assistenti sociali, pediatri, educatori psicologi, coordinatori di comunità per minori.

Persone la cui professione è preservare e curare l’infanzia, complici (o vittime?) del sistema inventato dallo psicoterapeuta torinese e dai suoi compari.

Purtroppo questa rete ha toccato anche la nostra Regione e la nostra città.

Infatti tra 12 componenti del direttivo di Rompere il silenzio compare anche il nome di una psicologa genovese, coordinatrice di una cooperativa molto nota nel nostro territorio in cui “svolge un ruolo di rappresentanza, progettazione, formazione e supervisione.”

Questa professionista “opera nel Centro Antiviolenza Mascherona e delle Case Rifugio della cooperativa”.

Ancora, compare, nel direttivo, un avvocato romano che si è distinto nel tribunale genovese portando avanti (creando dal nulla?) denunce di abusi, con minori che da un giorno all’altro “maturavano” ricordi di violenze sessuali subite dai genitori e dai parenti, con conseguenze devastanti.

Abbiamo conosciuto, personalmente, alcuni di questi casi.

Purtroppo la realtà che sta emergendo è talmente pervasiva e ha talmente contaminato le istituzioni, che è e sarà molto difficile far luce su quanto è successo e temiamo che, passata la tempesta, e scomparsa la punta dell’iceberg, tutto quello che è avvenuto, il grosso di questo fenomeno, che è di una gravità inaudita perché ha rovinato la vita a centinaia di bambini, verrà dimenticato.

Chiediamo invece che si vada a fondo, e in particolare per la realtà genovese si indaghi sui seguenti aspetti:

  • se esistono progetti in corso nelle istituzioni genovesi che riguardino la Onlus Hansel e Gretel e l’associazione “rompere il silenzio”.

  • se psicologi, operatori, avvocati delle suddette associazioni operino o abbiano rapporti professionali di qualsiasi tipo con le comunità per minori presenti sul territorio ligure e genovese

  • quanti minori sono entrati in contatto con la psicologa del direttivo di rompere il silenzio e quante sono state le denunce di abuso correlate, con relativo esito, e che l’elenco venga consegnato alla magistratura per le eventuali indagini del caso.

Chiediamo infine, che in via cautelativa, sia sospesa la collaborazione, attiva presso il Centro Antiviolenza Mascherona con la cooperativa coordinata dalla stessa psicologa.

Per il Consiglio Direttivo

Mauro Lami

Presidente Papà Separati Liguria A.P.S.

Tags: Servizi Sociali Case famiglia

Reggio Emilia solo un Iceberg con ramificazioni in Liguria?

Papà separati Liguria
28 Giugno 2019
News

Quello che sta succedendo a Reggio è la punta di un iceberg che da anni andiamo avanti a denunciare , con le connivenze tra associazioni, case famiglia e servizi sociali.

L’istinto ti porta ha dire “Manifestiamo!! Siamo incazzati!! Non è giusto!  Bastardi!!  Ma sappiamo benissimo che ci sono operatori coscienzioso che operano nella correttezza del loro delicato lavoro,  ma esistono anche settori dei  servizi sociali che invece di supportare le famiglie, i genitori, creano le situazioni di deportazione e sottrazione dei nostri figli, Questi sono quelli che dobbiamo fermare!!

Quale lo scopo se non la demolizione della famiglia, la cancellazione della figura paterna, la riduzione dell’ uomo a schiavo produttore e riproduttore e la donna a consumatrice e fattrice, con uno stato assente nella tutela dei suoi figli e cittadini, ma bensì intento a difendere gli interessi delle categorie che pensano garantiscano il maggior numero di voti in nome del liberismo e del profitto.

Queste la lettera che abbiamo inviato oggi.

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Vado Ligure 29 giugno 2019

Interrogazione

Al Sindaco di Genova

Agli Assessori di competenza

Ai capigruppo

Al procuratore capo del Tribunale di Genova

In questi giorno abbiamo letto con sgomento dell’inchiesta realizzata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia dott.ssa Valentina, che hanno portato a misure cautelari per 18 persone, tra cui il sindaco di Bibbiano, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Moncalieri, “Hansel e Gretel”

La professionalità della dott.ssa Emilia Valentina e il lavoro di indagine delle forze dell’ordine hanno permesso di far emergere, con prove che – leggendo quanto riportato dai giornali – appaiono schiaccianti, una realtà raccapricciante.

Leggiamo che “quello che veniva spacciato per un modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati, altro non era che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie. I destinatari delle misure cautelari sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso.”

E ancora, secondo la ricostruzione dei militari, “relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata “aggiunta” di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi “cattivi” delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi”.

Il movente – oltre che economico attraverso incarichi, sussidi e pagamenti di rette – sarebbe secondo l’accusa anche «ideologico», a vantaggio di «scelte terapeutiche favorenti psicologi privati ai danni del servizio pubblico».

La giustizia farà il suo corso, ma possiamo già dire che questa purtroppo, non è che la punta dell’iceberg.

La Onlus Hansel e Gretel operava da tempo, con campagne di informazione, siti facebook, reti professionali, organizzazione di convegni, corsi para universitari, per creare un vero e proprio sistema mirato a sistematizzare le denunce di abuso.

Le campagne informative venivano realizzate attraverso l’associazione Rompere il Silenzio, diretta dai fondatori di Hansel e Gretel.

Sul sito di Rompere il silenzio (http://www.rompereilsilenziolavocedeibambini.it) che contiene articoli, campagne informative e anche una serie di contatti e form per attirare nuovi utenti, si legge che l’associazione ha organizzato “campagne nazionali di sensibilizzazione sul tema dell’ascolto dei bambini dei bambini, dell’intelligenza emotiva, dell’educazione alla sessualità e all’affettività” in decine di città italiane, a cui hanno partecipato centinaia di operatori.

Per capire la realtà di questa associazione basta leggere da chi è composto il direttivo: il direttore è Claudio Foti, psicoterapeuta, psicodrammatista, fondatore e direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel, che si presenta così: “ha elaborato una metodologia formativa fondata sul rispetto di tutte le emozioni e delle emozioni di tutti, dirige Master con la Facoltà Pontifica Auxilium in diverse città italiane, supervisore di équipe psicosociali in contesti pubblici e privati, direttore di progetti di trattamento di sex offenders, autore di pubblicazioni, giudice onorario presso il TM di Torino dal 1980 al 1993, già componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”.

Claudio Foti, è “accusato di «modalità suggestive e suggerenti» nelle domande rivolte a D. per farle confessare presunte violenze sessuali subite dal padre.

L’obiettivo, per gli inquirenti, era sempre lo stesso: «Costruire un’avversione psicologica dei minori per la famiglia di origine». E gli indagati lo perseguivano attraverso una «percezione della realtà e della propria funzione totalmente pervertita e asservita al perseguimento di obiettivi ideologici non imparziali».”

Segue Nadia BOLOGNINI, psicoterapeuta, Direttore dell’area evolutiva Centro Studi Hansel e Gretel che così si presenta: “ha elaborato un modello di psicoterapia proposto dal Centro, basato sull’integrazione tra l’impegno dialogico ed empatico, la pratica della mindfulness ed il ricorso a tecniche quali lo psicodramma, l’EMDR, l’elaborazione della dissociazione strutturale, l’approccio sensomotorio e l’interazione con le figure degli operatori e degli adulti soccorrevoli attorno al bambino. Da circa un anno svolge attività di psicoterapeuta presso “La cura” di Bibbiano (RE).

E’ lei secondo quanto affermano gli inquirenti l’inventrice “della «magica macchinetta dei ricordi», una congegno «a impulsi elettromagnetici con cavi che la minore doveva tenere tra le mani», presentato come uno strumento utile e rievocare «le cose brutte» vissute in precedenza. Utile ad aprire «lo scatolone del passato e la cantina», senza fidarsi «delle persone che dicono di volerti bene».”

Seguono una decina di altri operatori, una rete composta da avvocati, assistenti sociali, pediatri, educatori psicologi, coordinatori di comunità per minori.

Persone la cui professione è preservare e curare l’infanzia, complici (o vittime?) del sistema inventato dallo psicoterapeuta torinese e dai suoi compari.

Purtroppo questa rete ha toccato anche la nostra Regione e la nostra città.

Infatti tra 12 componenti del direttivo di Rompere il silenzio compare anche il nome di una psicologa genovese, coordinatrice di una cooperativa molto nota nel nostro territorio in cui “svolge un ruolo di rappresentanza, progettazione, formazione e supervisione.”

Questa professionista “opera nel Centro Antiviolenza Mascherona e delle Case Rifugio della cooperativa”.

Ancora, compare, nel direttivo, un avvocato romano che si è distinto nel tribunale genovese portando avanti (creando dal nulla?) denunce di abusi, con minori che da un giorno all’altro “maturavano” ricordi di violenze sessuali subite dai genitori e dai parenti, con conseguenze devastanti.

Abbiamo conosciuto, personalmente, alcuni di questi casi.

Purtroppo la realtà che sta emergendo è talmente pervasiva e ha talmente contaminato le istituzioni, che è e sarà molto difficile far luce su quanto è successo e temiamo che, passata la tempesta, e scomparsa la punta dell’iceberg, tutto quello che è avvenuto, il grosso di questo fenomeno, che è di una gravità inaudita perché ha rovinato la vita a centinaia di bambini, verrà dimenticato.

Chiediamo invece che si vada a fondo, e in particolare per la realtà genovese si indaghi sui seguenti aspetti:

  • se esistono progetti in corso nelle istituzioni genovesi che riguardino la Onlus Hansel e Gretel e l’associazione “rompere il silenzio”.

  • se psicologi, operatori, avvocati delle suddette associazioni operino o abbiano rapporti professionali di qualsiasi tipo con le comunità per minori presenti sul territorio ligure e genovese

  • quanti minori sono entrati in contatto con la psicologa del direttivo di rompere il silenzio e quante sono state le denunce di abuso correlate, con relativo esito, e che l’elenco venga consegnato alla magistratura per le eventuali indagini del caso.

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