Un destino nel numero 155. Io depongo le armi… – di Stefano C.
Dopo la sentenza di Dicembre 2010, di affido esclusivo a favore della mia ex moglie,·ho deciso di mandare una lettera (tramite il mio avvocato) alla mia ex moglie, ai genitori della mia ex moglie e al Giudice Istruttore (se mai avrà tempo di leggerla).
Nelle prime due righe non ho potuto esimermi di trarre spunto dalla lettera pubblicata su adiantum qualche giorno fa e tratta dal sito “lanazione.it”, il resto invece è purtroppo farina del mio sacco. Sottolineo purtroppo perché ormai nel 2011 ci troviamo in questa assurda situazione. Noi italiani che andiamo fieri della nostra creatività, del nostro saper tradurre in versi e poesie i sentimenti, noi che ci fregiamo e gonfiamo il petto quando ci sentiamo partecipi del G8 o del patto atlantico. NOI che però abbiamo un sistema giudiziario al 155esimo posto nelle classifiche mondiali. Forse il motivo di questa situazione sta proprio in quel numero il 155. E’ anche il numero di un articolo del codice civile, fondamentale per i genitori separati (anche se giace inosservato).·Se nazioni apparentemente meno evolute o civilmente meno democratiche della nostra patria ci scavalcano in questa classifica, allora qualcosa non va. Forse in effetti andrebbe rivisto, più che la legge sull’affido, l’intero sistema che dovrebbe far applicare queste leggi.
Questa è la lettera·”di cosa sarà della mia vita non lo so”.
Volete sapere come si sente un padre negato da un affido esclusivo? Si sente annientato dalla madre di sua figlia e dalle istituzioni che permettono tutto ciò. Ma la cosa davvero tragica è che piano piano è cresciuta in me una specie di negazione della paternità, come se non avessi meritato di essere padre. Il mio animo si è inaridito e mi sento ormai estraneo a mia figlia. Di lei non so nulla…della scuola, della sua vita privata nulla!
Non voglio dire che io abbia abdicato ma dopo l’ultima sentenza datata Dicembre 2010 posso affermare in tutta onestà di aver fallito su tutti i fronti, un senso di impotenza che mi ha schiacciato e mi riduce alla sofferenza e all’apatia. Sento ancora forte il legame di sangue ma essere escluso cosi’ dalla vita di mia figlia è assurdo quanto violento.
A livello economico sono praticamente in rovina, non ho più una macchina ma anche se l’avessi non mi potrei permettere comunque di acquistarne il carburante (e sono quindi costretto a muovermi sulla direttrice casa-lavoro col treno). Non ho i soldi per pagare una cena a mia figlia o un regalo figuriamoci per crescerla.
Ma soprattutto non ho più· una dignità, quella dignità di padre che una sentenza quanto mai ingiusta si è portata via e con essa anche mia figlia.
Evidentemente la mia ex moglie, ma soprattutto le istituzioni che avevano e hanno il compito di valutare non mi ritengono idoneo ad esercitare la patria potestà ne tantomeno degno nel prendere quelle decisioni importanti nella vita di mia figlia solo perché, avendo anche un altro figlio da crescere, mi sono sempre opposto alla figura del padre bancomat solo ed esclusivamente interpellato per il rimborso di spese straordinarie. Giusto o sbagliato che sia questa è l’attuale situazione.
Ma forse me lo dovevo aspettare, forse in cuor mio dovevo capire sin da subito che, se in corso di CTU, viene vietato ad un padre di passare a salutare sotto la finestra la propria bimba solo perché questo crea “fastidio” nella ex moglie oppure che dovevo limitarmi solo ad una telefonata al giorno, ecco forse il mio errore è stato non cogliere certi segnali.
Beh io a queste condizioni depongo le armi, rinuncio a quella che mi sembrava una giusta battaglia soprattutto per mia figlia, una battaglia (sempre nei confini della legalità) che portavo avanti per XXXXX affinchè potesse dire di avere ancora un padre che si prendeva cura di Lei, che prendesse delle decisioni per Lei e per il suo bene, non solo un padre che pagasse per Lei.
La crociata intrapresa dalla mia ex moglie mi ha ormai logorato economicamente ed emotivamente, tanto che devo ricorrere alle cure di uno psichiatra per cercare in qualche modo di risolvere questa situazione (non ritengo giusto ne educativo per XXXXX vedermi in questi momenti di tristezza e depressione, sono il primo a non volerla coinvolgere e a farla soffrire nel vedermi cosi’).
Non posso quindi che constatare che a queste condizioni non posso svolgere il mio ruolo sacrosanto di padre in maniera degna. Se non ho una macchina, degli euro nel portafoglio o solo la mia dignità di padre a XXXXX ·purtroppo non posso garantire un futuro e nemmeno un pizzico di quella felicità che ha sempre contraddistinto il nostro rapporto.
Ci pensi la mia ex moglie, ci pensi il suo avvocato. Tanto ormai hanno ottenuto tutto da me : affido, tempo e soldi.
Con l’affido esclusivo, legittimato dalla Stato Italiano, sono stato di fatto cancellato dalla vita di mia figlia. Io in fondo servo solo a pagare i conti.
Ribadisco a queste condizioni economicamente e mentalmente non posso e non riesco ad andare avanti.
Ma se è vero che la mia ex moglie si muove “solo nell’estremo e sommo interesse di XXXXX ”· beh allora si ponga fine a questa stupida guerra e si raggiunga un accordo che restituisca a me la dignità di una certa indipendenza economica e soprattutto a XXXXX ·un padre come merita ed è giusto che lei abbia.
Si smetta di fare una guerra di poveretti intenta solo a strappare più soldi possibili ad un padre che ormai padre non è più, si smetta di fare dispetti, si smetta di richiedere CTU, AFFIDI ESCLUSIVI in nome di un fantomatico INTERESSE DELLA MINORE.
Si torni a pensare, a 3 anni di distanza dalla separazione, al vero bene di XXXX , ai suoi diritti di coltivare liberamente rapporti con la madre,col PADRE e con la sua nuova famiglia, famiglia che XXXXX ·ha il diritto/dovere di frequentare senza provare timore di ferire alcuno solo perché nella sua innocenza prova piacere nella frequentazione.